Lascio alle spalle il Kazakistan ed entro nella terra cinese passando per chilometri e chilometri a ridosso del deserto cinese. Aiutato dal vento forte alle spalle riesco a fare grandi distanze e ad andare a passo spedito verso il centro della Cina. Dopo un lungo passaggio tra immense centrali eoliche arrivo nella depressione di Turpan (154 metri sotto il livello del mare) e continuo tra panorami desertici lungo una strada non troppo bella (e' in fase di rifacimento) ma scorrevole. La sera mi strafogo di noodles (tipo di spaghetti cinesi) e piano piano cerco di comprendere questo 'strano nuovo mondo'. Qui tutto e' proiettato al futuro ma una cosa resta immutata: l'uso della bicicletta; in tutte le citta' ci sono tante persone (nelle campagne il numero cresce in modo esponenziale) sulla due ruote e in quasi tutte le strade ci sono corsie apposite per noi ciclisti (AMMINISTRAZIONI ITALIANE PRENDETE ESEMPIO)!!! Nelle grandi citta', piano piano, la nostra amica sta venendo sostituita dalle vespette a motore ed e' normale trovare motociclette elettretiche che sfrecciano nelle ciclabili. Nei paesi piu' piccoli quasi sempre vengo affiancato da ragazzini che, con le loro biciclette, mi accompagnano silenziosi e li senti che aumentano il numero di pedalate per poterti superare quasi a sfidarti. Altra particolarita' dell'Asia sono le donne con braccia coperte e ombrellino; questo perche', mentre da noi l'abbronzatura e' ricercata, qui viene considerata in modo negativo: infatti per gli asiatici essere abbronzati equivale a lavorare nei campi e quindi non essere delle vere persone di citta'.
Il problema della lingua e' evidente per me nelle indicazioni stradali al di fuori delle citta' mentre nei centri abitati quasi tutte le vie hanno anche i nomi scritti con il nostro alfabeto.
Non mi resta che continuare a pedalare in questo immenso stato alla scoperta di questo mondo a me fino ad oggi sconosciuto...